CCNL 1995-1998:

per un sindacato democratico e combattivo

 

La nostra partecipazione alle battaglie sul Contratto Nazionale inizia quando l’Ups sbarca in Italia rilevando l’Alimondo

In questo lavoro di analisi e di assemblaggio del materiale prodotto in quei anni si possono individuare alcuni “argomenti chiave” – democrazia e rivendicazioni- che costantemente sono al centro del nostro intervento il cui intento rimane quello di contribuire a costruire una rivendicazione forte, un Contratto Nazionaleavanzato capace di difendere gli interessi dei lavoratori.

Gli anni 90 in un contesto di ubriacatura di libero mercato (abbattimento delle frontiere, fine delle dogane ecc...) e di nuovi miti come “privatizzazione” e “globalizzazione” forte ed incisiva è stata la propaganda delle OOSS verso la neonata concertazione: cioè la ricerca a qualsiasi prezzo di un compromesso fra capitale/lavoro.

Sono gli anni dell’ Accordo di Luglio 1993 dove, per meglio contenere i salari, i loro aumenti vengono legati ai tassi d’inflazione programmati dal governo.

Presentato come un equo compromesso fra le parti a garanzia di sicuro sviluppo e corretta distribuzione della ricchezza prodotta dal paese è invece stato e continua ad essere un grosso freno, alle rivendicazioni dei lavoratori avendo trasformato il salario una variabile dipendente del capitale...

 

CCNL1994:

 

Aprile 1994 Berlusconi vince le Elezioni con il suo programma di destra, i vertici sindacali del nostro settore contribuiscono con la loro politica di arretramento la demoralizzazione fra i lavoratori anzi sono proprio le OOSS ad accusare i lavoratori di passività... la nostra analisi Falcemartello settembre 94.

 

Il governo decide, in un contesto di “passività generale” di fare il colpaccio: abbattere il sistema pensionistico fondato sui 35 anni di contributi. Questo sarà un tema - che si intreccerà con il rinnovo del CCNL del settore- Un tema che aiuterà i lavoratori e le sue rappresentanze ad una riflessione approfondita sul ruolo politico dei lavoratori e delle OOSS.

1994: le Confederazioni presentano la piattaforma per il rinnovo del CCNL

la Piattaforma rivendica un programma di rilancio e sviluppo del settore, il cui obbiettivo è

ma anche di tutela

come pure

 

tante idee ma senza un vero collante comune

 

La nostra battaglia

L’ambiente fra i lavoratori nel primo semestre 1994 non era dei migliori e le confederazioni certamente non aiutavano

La discussione si fece molto forte nel Consiglio dei Delegati Ups sul ruolo da giocare in questa tornata contrattuale. Una parte del Consiglio inziò una discussione con alcuni lavoratori che poi porterà alla formazione di un comitato di lavoratoriUps che sarà soggetto attivo in molte iniziative di questo periodo.

Un’ esperienza interessante che dimostra come i lavoratori, se glie ne viene data la possibilità, sono disposti a sacrificare e lottare in prima persona per migliorare le proprie condizioni di lavoro.

Si apre un’aspra polemica con le confederazioni riguardo la diffusione della Bozza fra i lavoratori.

Una polemica che curiosamente al primo impatto disorientò la maggioranza dei lavoratori, non abituati a contrapposizioni fra lavoratori e parte delle sue rappresentanze con le OOSS. Da che parte stiamo”

Ci rendevamo conto – gia mesi prima- che non sarebbe stato sufficiente fare delle assemblee e presentare in quella occasione la piattaforma contrattuale per avere la massima partecipazione attiva dei lavoratori, era necessario un lavoro molto più impegnativo.

Diffondere a tutti i lavoratori, con ampio anticipo, discutere i contenuti della piattaforma in apposite riunioni, proporre i punti rivendicativi divenne la priorità del nostro agire.

 

Nel corso di questa battaglia andava maturando fra i lavoratori il mettere al centro della lotta il diritto ad una vera “democrazia”. Una prima rivendicazione che poi è diventata una costante della Rsu Ups ad ogni tornata contrattuale:

Il risultato del nostro lavoro fu la costruzione di una serie di emendamenti alla piattaforma presentata dalle direzioni sindacali, che ottenne un vasto consenso nella nostra azienda ma considerati dai funzionari sindacali come “un libro dei sogni”:

La nostra azione dimostrava che i lavoratori avrebbero preso posizione se ne avesse avuto la possibilità, il piagnisteo sullo “spostamento – a destra- alle elezioni dei lavoratori” fatto dai vertici Sindacali non era altro che la foglia di fico per giustificare la loro incapacità (volontà) di portare avanti un programma in difesa degli interessi dei lavoratori.

L’autunno 94 ci dava ragione, i lavoratori- considerati ebeti in primavera durante la discussione della bozza di CCNL- erano scesi in piazza contro gli attacchi del governo sullo stato sociale, cosa che avrebbe potuto aiutare ad un cambiamento della politica della dirigenza delle OOSS sul Contratto Nazionale.

Nonostante il contesto altamente conflittuale le OOSS di categoria su temi centrali quali occupazione, salario e pensione stavano preparando unaltra sconfitta

I temi centrali

La politica per l’occupazione:

Il problema occupazionale, considerato una priorità per tutto il movimento sindacale vide le OOSS di categoria insensibili alle 35 ore a parità di salario diversamente dalle assemblee dei lavoratori Ups, e dall’amplia discussione aperta nei sindacati in quel periodo (lo slogan che andava per la maggiore in quel periodo era “lavorare meno lavorare tutti”). Invece le segreterie al tavolo della trattativa facevano proprie le ricette padronali che in quel momento erano limmitate a una generica flessibilità ed estensione dei contratti part/time.

Le pensioni

Era il periodo del primo governo Berlusconi, in quel momento vi era in atto uno scontro molto forte sulle Pensioni che portò milioni di lavoratori in piazza. Nel vortice delle sbornia della sconfitta del governo di destra, passò senza colpo ferire un’altra contro-riforma delle Pensioni, quella del governo Dini presentata dalle OOSS come la unica soluzione possibile. Esso non manteneva o migliorava il vecchio regime pensionistico ma rafforzava la volontà di coloro che volevano allungare gli anni di lavoro per poter accedere alla pensione come pure nel voler favorire un processo di privatizzazione del sistema pensionistico che nel nostro settore significava la trasformazione del fondo Spedizioneri* in Pensione integrativa.

 

* Fondo degli Spedizionieri di origine fascista, nato per tutelare le sole categorie impiegatizie dalle avversità del ciclo economico si era trasformato nel dopoguerra in uno strumento utile per tutti i dipendenti del settore non coperti dalla cassa integrazione uno strumento di aiuto ai lavoratori in difficoltà occupazionale.

 

Nel contratto di settore invece si dava forza e concretezza alla riforma Dini cioè allo sviluppo della “seconda” gamba del sistema pensionistico- il fondo pensione –un tradimento delle volontà dei lavoratori scesi in piazza un anno prima contro il tentativo di privatizzare il sistema pensionistico fatto dal governo di destra.

 

Salario

Nonostante fossero passati pochi anni dagli Accordi di luglio, a differenza delle OOSS che consideravano la concertazione e quindi la moderazione salariale utile allo sviluppo complessivo del sistema, per i lavoratori Ups si apriva uno dei temi più combattuti contro la burocrazia sindacale: la concertazione e la politica dei redditi quali strumenti di compressione dei salari!

La storia che si ripete.... unamoderata rivendicazione oggi significa un benessere per tutti domani.

Nonostante la loro volontà, spesso i dirigenti sindacali sembrano degli inguaribili alchimisti del movimento operaio, ad ogni tornata contrattuale si trasformano in paladini di nuove e folgoranti idee che girano sempre intorno ad un unico concetto:

avanzare rivendicazioni moderate quale ricetta per un benessere futuro ma anche utile strumento per rendere “mansueta” (meno rigida) la controparte.

Una violenza alle leggi che regolano le dinamiche della lotta di classe!.

Uscire dai cancelli Ups

I lavoratori Ups nonostante aver intuito il processo in corso compresero la necessità di andare oltre i cancelli dell’Ups. L’esperienza nel movimento delle Rsu contro la riforma Dini e del movimento delle 35 ore avevano dato quel minimo di forza per organizzare l’opposizione contro l’intesa firmata sul CCNL cercando di costruire un collegamento orizzontale tra i lavoratori e delegati del settore allo scopo di elaborare una proposta alternativa. Vennero votate O.d.G. nelle assemblee contro l’accordo.

L’esperienza dei lavoratori del comitato lavoratori e di parte della Rsu-Ups si chiude con la battaglia conclusiva all’Assemblea Nazionale di Bologna nel mese di Aprile del 1995. “ trasporto merci un’altro aborto contrattuale”

Il CCNL si chiudeva dopo 10 mesi di trattative, in condizioni ben diversi da quelle di partenza:

una forte crisi nel settore si stava aprendo di cui il segnale più forte fu la chiusura della più importante azienda del settore, la Domenichelli e la messa in cassa integrazione di oltre 1000 dipendenti!.

Una vicenda che chiude un lungo periodo di battaglie iniziate alla fine degli anni 70.

Un processo lento che ebbe il suo culmine nel movimento contro gli accordi dell’ EUR per resistere durante gli anni 80 e naufragare nella sconfitta della categoria più combattiva – quella operaia- nella ristruturazione Domenichelli ed aprendo a nuove trasformazioni nel settore con l’implementazione di cooperative e aumento vertiginoso dei padroncini.

Il CCNL 95, rappresental’ingenua speranza” di una burocrazia sindacale incapace di cogliere le potenzialità dettate dalla frusta della destra al potere ma andava a sviluppare l’idea che la svolta sarebbe avvenuta soltanto con l’ascesa e il sostegno ad un governo “amico”...

Restando in Ups, fermi su principi guida delle nostre rivendicazioni: democrazia di mandato e rivendicazioni forti in difesa degli interessi dei lavoratori, si andava formando una nuova rappresentanza sindacale che avrebbe messo al centro delle sue successive battaglie rivendicazioni forti come: una forte opposizione alle nuove frontiere della flessibilità/precarietà, per le 35 ore, contro gli accordi di luglio e la politica concertativa, per veri aumenti salariali. Una Rsu che sarebbe stata messa alla prova dalla volontà padronale di lasciare a casa 150 dipendenti (1997).

Una battaglia contro una presunta crisi industriale, in realtà un modo come un altro per fare un po di pulizia di “costi” vivi....