Perché scioperare il 2 dicembre
Scioperi e manifestazioni
servono, eccome! Questo è il bilancio che si può trarre dai primi due mesi di
lotta contro la finanziaria. Le dimostrazioni di forza dei lavoratori in occasione dello sciopero
generale del 14 ottobre e della manifestazione nazionale del 12 novembre hanno
lasciato il segno sulla maggioranza di governo, nonostante le dichiarazioni
arroganti di Berlusconi: infatti due emendamenti al decreto sulle pensioni sono passati alla
Camera, quale effetto delle incrinature che si sono formate nella maggioranza.
Con
questo non dobbiamo certo cantar vittoria: gli emendamenti sono poco
significativi dal punto di vista finanziario; infatti uno prevede il
mantenimento del rendimento pensionistico al 2% anziché al 1,75 e l’altro
stabilisce che per il ‘95 e il ‘96 le pensioni siano agganciate al tasso reale
d’inflazione anziché a quello
programmato (ma teniamo presente che a novembre l’inflazione reale
-secondo le stime del governo- è finita sotto il tasso programmato). D’altra
parte è passato anche un emendamento peggiorativo che accellera l’innalzamento
dell’età pensionabile. Comunque tutto ciò resta un fatto indicativo della paura
che serpeggia nella maggioranza, che a sua volta è un riflesso dei timori del
padronato per la sorte dei lauti profitti che si profilano con la ripresa
dell’economia che, per il momento, si sta verificando. E questo è successo
nonostante lo sciopero generale sia stato di sole quattro ore e la manifestazione di Roma sia
stata, appunto, solo una manifestazione: cioè in un giorno non lavorativo. In
pratica gli imprenditori italiani stanno guardando con preoccupazione
all’operato del governo in base alla sola minaccia attuata dai lavoratori di
bloccare la produzione.
Si
tratta ora di passare dalle minacce ai fatti e lo sciopero generale nazionale
può essere un’occasione in questo senso: otto
ore di sciopero su tre turni possono voler dire bloccare la produzione italiana
per un’ intera giornata, a patto che la partecipazione sia massiccia. Questo
sarebbe un colpo piccolo ma significativo ai profitti del padronato: colpirli
dove gli fa male, cioè nel portafoglio; questo è l’unico modo per far si che il
loro governo cada. Questo farà male anche al nostro portafoglio, ma è un
disagio che dobbiamo affrontare: la posta in gioco é troppo alta, è il nostro
futuro. Infatti questo governo è nato sulla base di un programma di attacco
alle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie; i soldi che
vengono presi dalle tasche dei lavoratori, per esempio in forma di pensioni non
pagate, sono destinati a finire nelle tasche degli imprenditori nella forma di
interessi sul debito pubblico.
Se i
lavoratori dimostreranno di avere la forza per bloccare la produzione per una
giornata, potranno pretendere di salvare la loro pensione anziché accontentarsi
di qualche concessione marginale come quelle ottenute con i due emendamenti
passati alla Camera: le nostre
rivendicazioni centrali devono essere il mantenimento dell’età pensionabile, il
rigetto di qualsiasi forma di decurtazione di pensione per chi va in pensione
dopo trentacinque anni di contributi, nonché l’innalzamento della pensione
minima a un milione al mese. Queste cose si ottengono facendo cadere il
governo; stralciare il decreto sulle pensioni dalla finanziaria significa solo
che il governo sceglie di rinviare il problema in attesa che il clima di lotta
si raffreddi. Per questi motivi partecipiamo alla assemblea aziendale del 29 novembre e diamo un’adesione compatta
alla manifestazione e allo sciopero generale nazionale di otto ore su
tre turni del 2 dicembre!
I lavoratori della zona Caam si concentreranno
davanti alla Banca Commerciale di via Fantoli alle ore 9,00
Cda Ups
Comitato lavoratori Ups