MILANO - Il contratto degli autoferrotranvieri è scaduto e, nonostante l’impegno delle controparti per chiudere la trattativa il più presto possibile per mettere una pietra sopra alle lotte di dicembre e gennaio scorso, non si registra nessun concreto passo in avanti. La piattaforma presentata da Cgil-Cisl-Uil non brilla per richieste particolarmente avanzate, l’aumento economico per esempio è lo stesso del precedente contratto nonostante nel frattempo l’inflazione sia notoriamente aumentata. Secondo Asstra (l’associazione padronale di categoria) le proposte sindacali porterebbero ad un incremento del costo annuo di 585,9 milioni di euro. Inutile dire che le richieste sindacali sono giudicate dalle aziende troppo onerose e che rischierebbero - secondo loro - di portare al fallimento le aziende e che a pagarne il prezzo sarebbero alla fine gli stessi lavoratori. E la solita litania delle aziende si conclude con l’appello alla moderazione delle richieste: “è grave che il sindacato non se ne renda conto”. Ad ogni rinnovo contrattuale abbiamo sentito gli stessi argomenti.
Nell’ultimo decennio gli accordi siglati sono stati tutti al ribasso con la motivazione che così avremmo permesso il risanamento delle aziende. Le lotte di dicembre e gennaio scorso hanno dimostrato che i lavoratori non considerano più valide queste argomentazioni e che non sono più disposti a scendere su questo terreno.
La realtà è che ad una parte rilevante delle aziende non interessa chiudere il nuovo contratto. Usano l’arma dei procedimenti disciplinari, delle sanzioni e delle multe per tenere a freno la lotta dei lavoratori e prendere tempo.
Nel corso di quest’anno molte città porteranno a termine la completa privatizzazione del settore. Sono ormai prossime le gare per la gestione del trasporto pubblico locale ed alcune aziende - tra cui Atm di Milano - procederanno allo scorporo, ovvero spezzetteranno in più parti le aziende in diversi settori che via via saranno venduti ai privati.
Le gare del trasporto pubblico locale porteranno non ad una maggiore efficienza, ma come è successo nelle ferrovie solo all’introduzione di una maggiore precarietà per i lavoratori, incertezze nel futuro, peggioramento delle condizioni economiche e normative ed un peggioramento del servizio per l’utenza.
Uno degli obiettivi è quello di frantumare la categoria applicando contratti diversi da quello degli autoferrotranvieri: il contratto metalmeccanico per gli operai addetti alla manutenzione degli impianti e delle officine ed il contratto del commercio per gli impiegati.
Se negli anni passati molti lavoratori pensavano (e per un certo periodo ci erano riusciti) di risolvere in modo “individuale” i problemi, ricorrendo agli straordinari per sbarcare il lunario o iscrivendosi a qualche sindacato “concertativo” per ottenere per se un turno o condizioni di lavoro più favorevoli, oggi sarà sempre più difficile pensare ognuno per sé. Non esistono margini per sperare in favori o illudersi in promesse di miglioramenti futuri, al contrario dobbiamo abituarci a pensare ed agire collettivamente.
Le lotte degli autoferrotranvieri degli scorsi mesi, ma anche quelle di Melfi, dell’Alitalia o della Polti solo per citarne alcune, stanno trasmettendo un insegnamento fondamentale ai lavoratori: solo l’unità e la determinazione dei lavoratori può far ottenere delle importanti conquiste.
Molto presto la lotta ripartirà. Ai lavoratori spetta il compito di non farla ripartire da zero. Ci sarà ancora l’invito alla moderazione da parte di azienda e vertici sindacali, come ha dimostrato la cancellazione da parte dei sindacati dello sciopero nazionale del 24 giugno.
Tornerà ancora la volontà da parte dei lavoratori di prendere in mano il proprio futuro e discutere la forma, la strategia ed il programma per le future lotte. Imparando dai limiti delle mobilitazioni passate ed applicando i migliori metodi e tradizioni di lotta del movimento operaio, potremo questa volta portare fino in fondo le nostre rivendicazioni e arrivare alla vittoria!