Licenziare 150
lavoratori in UPS
non è cosa fatta!
Lo scorso tre febbraio
la R.S.U. UPS di Milano ha prodotto un comunicato che cominciava in questo
modo:
"La grossa partecipazione alle assemblee dei
lavoratori nelle Filiali ci dà la possibilità di organizzare la mobilitazione nei confronti di un’ azienda che, mentre si consolida sul mercato grazie all’ impegno dei lavoratori, ha risposto provocatoriamente
alle legittime richieste di migliorare le nostre condizioni lavorative con un
minaccioso benservito.
Abbiamo visto le varie realtà UPS prendere lentamente coscienza su come l’azienda, con estremo cinismo, abbia fatto investimenti
speculativi pianificando scientificamente lo sfruttamento di manodopera per poi
precarizzarla con una serie di operazioni come:
- Esternalizzazione di una parte del ciclo produttivo allユestero(vedi
Fatturazione).
- Spostamento di una serie di compiti tipici dei reparti
amministrativi ai Padroncini (Computer portatili DIAD).
- Riduzione del personale di cooperativa.
- Politica di marketing orientata a perdere una serie di
importanti clienti (Errebian, Krugg, etc) che a giudizio dell’azienda non sono compatibili con la filosofia che ispira
il cosiddetto Product launch.
Tutti questi cambiamenti stanno passando sopra le teste
dei lavoratori, che non vengono neppure informati, anche se ne subiscono le
conseguenzeモ
Ieri 6 Marzo l’azienda ha presentato formalmente la richiesta di
licenziamento per 150 lavoratori in tutta Italia, di cui 82 nella sede di Via
Fantoli a Milano. Le ragioni dell’azienda
si possono riassumere in: minor volume di merci trasportate, più tecnologia, il completamento della terziarizzazione del
processo produttivo di carico e scarico delle merci e l’inizio di una parziale terziarizzazione del lavoro
amministrativo.
Da tempo infatti l’azienda ha perseguito coscientemente la perdita dei
clienti e servizi che secondo loro davano scarsi guadagni (spedizioni
nazionali) per concentrarsi su servizi a più
alto valore aggiunto (spedizioni internazionali). Sia chiaro a tutti qual’è dunque la causa principale della riduzione delle merci
trasportate.
Inoltre l’azienda basandosi sullo sforzo dei lavoratori (vedi
raggiungimento della ISO 9002) è riuscita a semplificare
e migliorare le procedure amministrative. Mentre altre procedure (fatturazione)
sono state date a terzi (società irlandesi). Ora una
volta raggiunto questo obiettivo l'azienda vuole disfarsi di una parte dei suoi
lavoratori.
L’azienda ha pianificato tutto ciò da parecchi mesi (come dimostra il documento aziendale
sui licenziamenti), alle richieste della R.S.U. di un confronto per capire l’ampiezza di questi cambiamenti e le conseguenze per i
lavoratori ha sempre risposto negativamente. Ora ci presenta il fatto compiuto.
Tratta i lavoratori peggio della merce che trasporta. Questa R.S.U. aveva già spiegato agli inizi di febbraio come:
Alle presunte ragioni dell'azienda opponiamo le nostre
ragioni:
- L’azienda è passata da bilanci con perdite di decine di miliardi al
pareggio o addirittura all’utile, mentre l’attuale caduta di quote di mercato è dovuta alle scelte economiche del management europeo (Product
launch).
- Noi lavoratori non siamo dei prodotti usa e getta.
Abbiamo la nostra dignità e siamo determinati a
difendere il nostro diritto al lavoro. Se l’azienda
sceglie l’esternalizzazione e la
tecnologia, togliendoci il lavoro, sappia che non può farlo impunemente sulla nostra pelle.
L’ UPS ha fatto miliardi
col nostro lavoro, usiamoli per difendere l'occupazione.
Per cambiare questa situazione le rappresentanze
sindacali si stanno impegnando per costruire l’unità con i lavoratori attraverso l’informazione e le iniziative di mobilitazione.
La risposta alle iniziative della Rsu negli ultimi tre
mesi dimostra che ci stiamo muovendo correttamente. Essa ha fatto crescere la
fiducia dei lavoratori nelle proprie forze e di conseguenza la presenza
sindacale nelle filiali oltre che nella sede di Milano. Ma si può e si deve fare di più. Ciò è necessario per essere
all’altezza della risposta
provocatoria dell’azienda che vuole
chiudere completamente ogni possibilità di
contrattazione integrativa, anche se il contratto non si rinnova da 6 anni, e
preannunzia una possibile ristrutturazione”.
Forse molti, quando
hanno letto queste parole, hanno pensato che esageravamo. Ma oggi, di fronte a
150 richieste di licenziamento, nessuno può più dubitarne. Anzi, noi delegati UPS siamo convinti che se
passa questa ristrutturazione, altre seguiranno nei prossimi anni. L’azienda UPS non è in
crisi. Ha aumentato il suo fatturato del 40% negli ultimi due anni. A livello
mondiale ha guadagnato 21 miliardi di dollari ( più di 35 mila miliardi di Lire). Non possiamo accettare i
bilanci di ogni nazione come rappresentative della realtà UPS visto che è
noto a tutti la facilità con la quale un’ azienda multinazionale può spostare da una filiale all’altra profitti o perdite. Questi 150 lavoratori in meno
rappresentano nelle aspettative aziendali un ulteriore guadagno da aggiungere a
quello già esistente. Il coordinamento dei delegati UPS Italia
dichiara la mobilitazione di tutti i lavoratori con lo scopo di dimostrare
all’azienda che mantenere questi licenziamenti gli
costerà di più (in termini di fatturato e di immagine aziendale) che
ritirarli. L’azienda UPS con più di 300.000 lavoratori in tutto il mondo e con guadagni
astronomici si sente molto forte di fronte a pochi lavoratori italiani. Ma se
riusciamo a riunire nella lotta tutte le diverse realtà UPS del mondo, l’azienda
dovrà cedere. Il primo coordinamento di delegati
UPS riunitosi lo scorso febbraio a Londra ha deciso tra le altre cose di
organizzare una giornata mondiale di
sciopero in UPS a sostegno delle vertenze in atto. E’ nostra intenzione richiedere azioni di solidarietà con la UPS Italia a tutti i lavoratori UPS nel mondo.
L’azienda UPS è un’azienda di servizi di trasporto espresso; non può spostare la “produzione” in un paese e poi vendere nel resto del mondo. In un
modo o nell’altro deve essere
presente in tutti i paesi e per dare l’immagine
di affidabilità "È cosa fatta" ha bisogno della collaborazione dei
lavoratori. E questa collaborazione non può
esserci se ci tratta come prodotti usa e getta! A tutto ciò diciamo basta, se siamo uniti a livello nazionale
possiamo vincere. Abbiamo una dignità e
siamo consapevoli dei nostri diritti. Queste sono le nostre rivendicazioni:
* Nessun
licenziamento!
* Apertura
dei libri contabili dell’azienda a livello
nazionale ed internazionale affinché i rappresentanti dei lavoratori possano
vedere dove va a finire il frutto del nostro lavoro.
* I
miglioramenti tecnologici (Diad, standardizzazione, automazione) permettono di
risparmiare lavoro
a costo di un aumento della complessità e della intensità del
lavoro. Perciò proponiamo la riduzione
dell’orario senza riduzione di salario per tutti i
lavoratori. Vogliamo dunque che l'aumento di produttività non vada a ingrassare ancora i bilanci aziendali, ma ci
permetta di lavorare meno per vivere meglio.
* Per
tutti questi problemi comuni a tutti i lavoratori UPS chiediamo ai nostri
compagni di tutto il mondo di
realizzare entro aprile la giornata di azione sindacale.
* Dichiariamo
un pacchetto di 16 ore di sciopero da realizzare entro il 15 Marzo con le
seguenti modalità:
4 ore di sciopero
per turno Lunedi 10 Marzo 1997 e nei giorni successivi
blocco nazionale dell’attività per il
giorno 13 Marzo 1997.
Per informazioni contattare il numero 0338/6760379
Milano, 7 Marzo 1997
R.S.U Milano
Coordinamento Nazionale UPS